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omaggio a Moderata Fonte

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Omaggio a Moderata Fonte* Io sono l'altra metà di me Conto su me Sono viandante e via Io sono mia. Niente aspetto da te Che pur succhi da me piena energia In cambio d'un biscotto, un fiore, un amo A cui allacci la lenza dell'amore Perché io t'amo e d'amore abbondate nutro e alimento te, perché tu viva Nutrire e amare è affare delle donne E quindi mio. Amore senza scambio, ricco dono sostentamento e linfa della vita Saziati dunque al latte del mio amore Sii grato a Dio, ma non pensare mai D'essere tu il padrone del mio cuore Padrona sono io di dare e avere Nel"mio libero cor non servo alcuno" Conto su me, sono viandante e via Nel rorido mio cuore "d'altri non son che mia" * Moderata Fonte, pseudonimo di Modesta Pozzo de' Zorzi (Venezia,1555 - 1592), è stata una scrittrice e poeta italiana. Alla morte dei genitori, avvenuta un anno dopo la sua nascita, fu affidata alla tutela della nonna. Dopo aver trascorso due anni in un convento, all'età di nove anni tornò a casa, dove studiò il latino e il disegno; si dedicò anche alla musica, imparando a cantare e a suonare il liuto e il clavicembalo.La giovane,che aveva già dato prove del suo precoce ingegno durante il soggiorno al monastero, imponendosi all'ammirazione dei visitatori per l'eccezionale memoria e la prontezza di spirito nel rispondere alle domande che le venivano rivolte, aggiunse a queste doti anche una notevole vocazione alla poesia e allo studio, grazie alla vicinanza con una sorellastra della madre (la nonna materna essendo vedova risposata). Moderata (Modesta) imitò questa giovane zia nel gusto di comporre versi e approfondire le proprie conoscenze, incoraggiata dal nonno, che era avvocato, e le procurava volentieri dei libri; poté così formarsi una buona cultura e coltivare la sua vocazione poetica. Dopo aver sposato Filippo de' Zorzi, un importante uomo veneziano, Moderata si vide costretta, nei dieci anni di matrimonio, a sacrificare molto la propria attività letteraria. Morì all'età di trentasette anni, mentre dava alla luce il suo quarto figlio. Aveva però fatto in tempo a terminare la sua opera maggiore, "Il merito delle donne", che fu pubblicata postuma nel 1600 e ebbe ampia risonanza. Il merito delle donne è l'espressione compiuta della sua consapevolezza di donna e un vero inno all'autodeterminazione femminile. (Nell'“omaggio”i versi tra virgolette sono tratti da una sua poesia).

 

Cito da “Ragionamenti sulla scrittura di genere” in L'In/differenza del potere- Silvana Sonno, ed. Graphe.it : 

Ne Il merito delle donne, l’autrice Moderata Fonte  sviluppa nella seconda parte del testo, all’interno di un dialogo a più voci tra le sette donne protagoniste, la polarità maschile/femminile, nell’opposizione binaria attività/passività - modulata in modo non univoco - e in concordanza/discordanza, enunciando una vera e propria grammatica della lingua e del comportamento, che muove dal dire al fare, dal nome al verbo, in uno stile piacevolmente ludico, ma ben centrata sulla necessità di accordare i due generi sessuati, e combattendo come errore maschile la trasgressione del codice linguistico:

Perché essi nel loro latino errano le concordanze,non accordano mai il relativo con l’antecedente, che se ieri vi fecero buon viso e vi diedero buone parole, oggi discordano dal passato e vi si mostrano nemici. Hanno il passivo del primo verbo, ma non l’attivo, che è proprio di noi; perché noi amiamo ed essi sono amati; hanno le note delle loro colpe, ma son senza regola ne’ loro appetiti; de’ generi hanno il mascolino e l’incerto; dei casi l’accusativo è loro, perché sempre ci accusano. Il dativo, perché tallor anco ci percuotono, l’ablativo perché sempre rimovono loro stessi ed ogni ben da noi. Ma all’incontro noi avemo il nominativo del nomarli con onore, il genitivo dell’esser tutte di loro e ‘l vocativo del chiamarli sempre con amore. 

Moderata Fonte “declina” abilmente i due generi nella sintassi dei casi della lingua latina ( ancora largamente diffusa tra le persone colte dell’epoca) per smascherare ciò che sta dietro alla presunta inefficacia della parola femminile, davanti ad interlocutori incapaci di afferrare il senso di una narrazione che scorre libera, ma coerente, come nella domestica conversazione delle donne del Merito , per le quali la funzione retorica della parola è volta tutta alla conciliazione e all’armonia tra gli opposti, quando senza aver rispetto di uomini che le notassero o l’impedissero, tra esse ragionavano di quelle cose che più loro a gusto venivano.

Moderata Fonte - sposata, quattro figli, morta a 37 anni di parto - ha trovato nella scrittura la forza di “enunciarsi in parole” e nella parola scritta, potenziata dalla “nuova” invenzione della stampa, la via d’una legittimazione che ha “bucato” i secoli e l’ha ricondotta - intera e coeva – al nostro fianco, come la “fabulosa fenice” a cui s’ispirava.Sola vivomi ogn’or, muoio e rinasco.

 

 

 

 

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